<<Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!>> pronuncerebbe un vecchio modo di dire ascoltato chissà quante volte; eppure, non sono d’accordo. Credo, in modo fermo e deciso, che tra linguaggio e azione passa molto poco, in realtà. Alcuni di voi si chiederanno cosa io intenda comunicare con tale affermazione. Pertanto, non trovo un modo migliore per chiarire la mia posizione, se non basandomi sul caso del momento: Trump.
Il potere delle parole si presenta quotidianamente, anche in politica, e quando il linguaggio politico non lascia spazio al confronto, ma anzi incita allo scontro, allora diventa una minaccia per la democrazia.
Analizzando il linguaggio dell’ormai ex Presidente Americano, Donald Trump, non possiamo distrarci dinanzi all’arroganza insita in ogni sua affermazione. Si tratta di un linguaggio che fa uso del corpo oltre che della parola e mediante al quale il leader dimostra audacia, violenza e virilità.
Trump, che conosce bene le tecniche del marketing e della comunicazione persuasiva, utilizza un linguaggio comprensibile a tutti. Qui si cela l’interessante: il tema politico è solo lo sfondo, l’obiettivo di coinvolgimento delle masse non viene raggiunto grazie ai contenuti politici espressi ma, soprattutto, grazie al modo in cui questi vengono presentati. È una comunicazione, la sua, che intende impressionare, emozionare, accendere gli animi, rievocare la rabbia repressa.
Numerosi studi, spesso legati ai casi di violenza domestica, dimostrano come la violenza fisica sia strettamente legata a quella verbale; quel “molto poco” di cui parlavo all’inizio, infatti, altro non è che la sottile linea di degenerazione del linguaggio in azione.
Trump è un caso, ma non l’unico. La storia è piena di leader che fomentano le masse spingendole alla violenza. E non è tutto, passa “molto poco” anche dall’America all’Italia.
Donald Trump e Matteo Salvini sono accomunati dalla volontà reciproca di creare una verità parallela in cui il linguaggio diventa il mezzo più efficace per esprimere: violenza, volgarità e semplicità. La storia dell’umanità è una storia di paura: la paura del diverso. Ed i nuovi guru del nazionalismo e del suprematismo fanno proprio questo: fomentano l’odio e la paura per il “diverso”. Salvini crea una barriera netta tra i suoi ideali e chi invece si oppone a quelli. Uno schema binario illogico, insomma, che unito allo slogan patriottico “prima gli italiani” genera violenza, fa paura.
Trump ha alimentato una rabbia repressa che è esplosa. L’America di sta svegliando. E l’Italia? Quando si sveglierà?

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