Questo non è il modo di unirsi al dolore della vittima.

Tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore ci mostra un mondo macabro e spaventoso dove il rumore dei clic per ottenere più visualizzazioni copre il silenzio dovuto di fronte ad una violenza.

Come può una persona condividere il video di uno stupro? Come può un giornale diffonderlo? E come può una politica approfittarne per fare propaganda?

Mesi fa scrivendo la tesi di laurea sulla narrazione della violenza di genere da parte della cronaca nostrana ho potuto analizzare vari testi di cronaca nera, e spesso mi sono ritrovata a leggere storie di donne uccise o violentate vendute come l’ultima fiaba romantica da proporre al mercato.

Vendere, vendere e vendere. Dai media alla politica si vendono notizie e si vendono idee in vista di un qualcosa: dalle visualizzazioni sul sito online di una testata per ottenere guadagno alla manipolazione delle menti nella capacità di legare elementi fuorvianti con lo scopo di enfatizzare una campagna basata sull’attacco alle minoranze.

Ed ecco che vendere al grande pubblico di utenti il video di uno stupro diventa l’occasione per plasmare l’obiettivo, ed ecco che vendere al grande pubblico di utenti il video di uno stupro diventa l’occasione per dimostrare ancora una volta il declino di una società.

Voi che avete visto il video, che lo avete condiviso o inoltrato sentite forse di aver aiutato la vittima? Oppure ancora una volta avete calpestato la sua dignità? Rispondetevi da soli e se proprio volete provare empatia e cercare la vostra umanità perduta mettetevi nei panni di una donna che dopo aver subito una violenza si rivede negli schermi e riascolta le sue urla. Voi in quel momento non la state abbracciando ma state usando le vostre incoscienti braccia per toglierle di dosso ulteriori diritti.

Cara politica, che tanto ti ostini a ricercare nella provenienza dello stupratore la causa della violenza di genere dovresti comprendere quanto la potenza del tuo linguaggio possa essere determinante. Ma fin quando la propaganda politica sarà basata più sull’odio che sull’umanità continueremo ad acquistare idee errate capaci di allontanarci da quello che è il succo del reale problema: l’autorizzazione di forme di potere sul corpo di una donna troppo spesso vittima di una società sorda.

La provenienza dello stupratore non incide sulla storica e radicata asimmetria di potere tra uomo e donna; così come la pubblicazione dell’atto violento non rende giustizia alla vittima ma, al contrario, la mortifica.

Questo non è il modo di fare politica.

Questo non è il modo di unirsi al dolore di una vittima.

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